Siamo profondamente preoccupati dagli sviluppi della situazione al confine con l’Evros e le isole del Mar Egeo, dove le persone sono bloccate ai confini dell’Europa, INTERSOS e altre 85 organizzazioni fanno appello al Primo Ministro della Repubblica ellenica, Kyriakos Mitsotakis; Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli; Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Le organizzazioni sono preoccupate per il modo in cui le autorità della Grecia e dell’Unione europea stanno gestendo gli arrivi di migliaia di persone, sfruttate per scopi politici e espulse non tenendo conto dei loro diritti. Condannano le azioni estreme delle forze di sicurezza contro  rifugiati e civili e contro gli operatori delle organizzazioni umanitarie.

Le organizzazioni si oppongono fermamente alle recenti decisioni del governo greco di sospendere il diritto di chiedere asilo a tutte le persone che entrano nel paese e di respingerli, senza registrazione, nei loro paesi di origine o di transito, poiché questa disposizione viola il principio fondamentale di non-refoulement (no push-back), e porterà la Grecia ad assumersi le proprie responsabilità internazionali in quanto è venuto meno il principio di protezione della vita umana.

Denunciano gli attacchi alle organizzazioni umanitarie, il cui lavoro è fondamentale per il sistema di gestione dei rifugiati in Grecia, e chiedono al governo greco di:

  • Rispettare gli obblighi dello Stato greco in materia di protezione della vita umana e salvataggio in mare e alle frontiere. Fermare i respingimenti verso paesi in cui la loro vita e la loro libertà è a rischio.
  • Ricollocare i richiedenti asilo sulla terraferma, proteggendo il loro benessere e la loro salute.
  • Adottare le misure necessarie per proteggere ogni persona da atti di violenza e razzismo.

Pertanto, la Commissione europea dovrebbe proteggere il diritto di asilo sancito dall’UE e dagli Stati membri e le istituzioni dell’UE dovrebbero rivedere gli accordi con la Turchia, che – oltre alle lacune giuridiche – si sono ora dimostrati uno strumento politico imprevedibile e insostenibile per la gestione delle frontiere.

Scarica l’Appello condiviso