Nei Governatorati di Akkar e Nabatieh, con il sostegno dell’Unione Europea, Intersos garantisce protezione e servizi ad hoc alle persone vulnerabili, libanesi e rifugiate

 

 

A dieci anni dall’inizio del conflitto siriano, il Libano continua ad ospitare il più alto numero di rifugiati pro capite al mondo. Sebbene il Paese abbia risposto con un impegno esemplare nei confronti dei siriani rifugiati e delle persone vulnerabili all’interno dei suoi confini, era già sul lastrico prima della grave crisi economica e finanziaria iniziata nel 2019. L’attuale crisi è complessa, caratterizzata dalla recessione, dal declino economico, dalla pandemia di Covid-19 e dall’esplosione del 4 agosto 2020 a Beirut. Il tasso di povertà tra libanesi vulnerabili e rifugiati è aumentato drammaticamente: del 55% tra i libanesi al di sotto della soglia di povertà nazionale e del 42% tra i profughi siriani.

 

L’entità e la gravità degli episodi di violenza di genere restano preoccupanti. Purtroppo, un aumento degli episodi di abuso, tra cui la violenza domestica che porta al ricovero in ospedale e/o alla morte, è riportato nelle statistiche di settore e registrato dal lavoro quotidiano di protezione che Intersos svolge sul campo. Le condizioni economiche di molte famiglie, inoltre, rendono difficile per le donne l’accesso a beni essenziali e servizi igienici, andando a ledere la loro dignità.

 

Il progetto nei Governatorati di Akkar e Nabatieh

 

I Governatorati di Akkar e Nabatieh, dove i principali bisogni registrati sono legati all’assistenza economica, alla salute, alla protezione e all’accesso a beni di prima necessità, sono tra i più colpiti dalla crisi. A partire da giugno 2021, grazie ai fondi dell’Unione Europea, abbiamo avviato in queste due aree un intervento che ha l’obiettivo di mitigare il rischio di subire violenza che corrono le persone più vulnerabili tra popolazione residente e rifugiati, potenziando i meccanismi di prevenzione e risposta ai bisogni nelle aree più colpite e quelle rurali. Nello specifico, il progetto migliorerà l’accesso a servizi di protezione dignitosi e di qualità per più di 5.000 persone a rischio e sopravvissute a violenza di genere, incluse le persone con diverso orientamenti di genere. In questo scenario, è importante includere uomini e ragazzi negli interventi di prevenzione della violenza di genere, per promuovere relazioni di genere basate sulla comprensione e il rispetto.

 

L’impegno da parte dei volontari per la sensibilizzazione e il lavoro dello staff promuovono relazioni comunitarie basate sulla fiducia facilitando il contatto con le persone più a rischio. All’inizio le persone ci raccontavano che era tutto a posto e che non avevano nulla di cui parlare. Dopo alcune visite e sessioni di sensibilizzazione private o di gruppo, hanno iniziato ad aprirsi sui tragici avvenimenti che hanno attraversato”, dice Karim, un nostro assistente sociale che lavora ad Akkar. “Ricordo ancora che un uomo si è avvicinato a me dicendo che era la prima volta che si apriva con qualcuno perché ne aveva davvero bisogno” conclude.

 

Le sessioni di sensibilizzazione hanno raggiunto 1287 persone

 

Nel Governatorato di Nabatieh, dopo essere stati identificati, coinvolti e ben formati, i volontari per la sensibilizzazione si sono uniti agli assistenti sociali per organizzare sessioni di sensibilizzazione, raggiungere più persone, istituire gruppi di protezione all’interno delle comunità e riferire casi di violazione dei diritti identificati nelle rispettive comunità. Finora, il team ha svolto sessioni di sensibilizzazione cui hanno partecipato 1287 persone, 1110 donne e 177 uomini, 1118 siriani e 169 libanesi, 321 adolescenti e 966 adulti.

 

Per potenziare la partecipazione di ragazzi e uomini, grazie alla collaborazione in entrambi i Governatorati di psicologi e psicologhe, del Protection Coordinator e del Protection Specialist di Intersos, è in corso la realizzazione di un manuale sul supporto psicosociale che includerà una sezione dedicata a uomini e ragazzi. Grazie al sostegno dell’Unione Europea e all’impegno del nostro personale, continuiamo a garantire aiuto e assistenza nelle aree più colpite dalla crisi economica, facendoci carico delle reali esigenze delle persone più colpite.

 

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