Il primo passo quando si interviene in un’emergenza è comprendere i bisogni delle persone coinvolte. Quando il nostro team è arrivato a Lesbo, pochi giorni dopo l’incendio che aveva distrutto il campo di Moria, è stato chiaro da subito che i bisogni più urgenti a cui rispondere erano quelli delle donne sole, spesso mamme sole, che oltre alle condizioni di vita precarie si trovano a dover affrontare quotidianamente il rischio di subire violenza.

Foto di Silas Zindel

 

 

Nel nuovo campo di Mavrovouni, che oggi ospita buona parte delle persone rimaste in strada dopo l’incendio, sono state definite delle aree separate per famiglie, uomini soli e donne sole. Nella pratica però le tende che ospitano le donne sole si trovano spesso molto vicine a quelle degli uomini, a volte sono addirittura mischiate. Ciò aumenta molto il rischio di violenza per queste donne, soprattutto perché di notte l’illuminazione nel campo è assente. A questo va aggiunto che, ancora dopo mesi, non sono state costruite delle docce e l’unico modo per lavarsi è riempire dei secchi d’acqua e trovare un posto isolato dove potersi lavare, esponendosi a ulteriori pericoli.

 

Le donne ci hanno raccontato di non voler mai lasciare la propria tenda da sole – racconta Clotilde Scolamiero, Protection Officer di INTERSOS a Lesbo – Nel campo si vedono spesso piccoli gruppi di donne che si dirigono verso i pochi e malridotti servizi igienici. Per Farida, la cui mamma – e compagna di tenda – è stata trasferita sabato scorso ad Atene, questo significa non poter più uscire dalla propria tenda. Le tende – che ospitano fino a 12 donne sole – non sono però un luogo protetto. Durante la notte, spesso capita che vengano prese di mira da ladri e malintenzionati”.

 

Per mitigare le difficoltà che queste donne affrontano, fin dall’inizio il team di INTERSOS ha avviato delle distribuzioni di kit non solo pensati per le esigenze femminili, ma assemblati seguendo direttamente le indicazioni delle donne nel campo. La strategia che abbiamo adottato per questo intervento, infatti, è quella di coinvolgere direttamente le donne che aiutiamo, parlando con loro tenda per tenda, ascoltando i loro bisogni e le loro storie. Nel nostro team sono presenti diversi mediatori culturali (che coprono tutte le lingue parlate nel campo), una psicologa e una Protection Officer.

 

“Le distribuzioni tenda per tenda – continua Clotilde Scolamiero – ci consentono di creare un rapporto di fiducia con le donne che supportiamo. Nei giorni successivi a ciascuna distribuzione, il nostro team si reca in ciascuna tenda, per dialogare in un contesto protetto, e far emergere eventuali vulnerabilità, segnali di violenza subita o bisogno di supporto psicologico. A partire dalle storie di queste donne abbiamo delineato la componente di protezione, che mira ad offrire supporto psicologico alle donne più vulnerabili e che sono sopravvissute a violenze nel loro paese di origine o durante il viaggio”.

 

Ad oggi abbiamo assistito più di 1000 donne, distribuendo kit contenenti prodotti per l’igiene personale e per la cura della persona, come assorbenti, slip di cotone, salviette umidificate, ma anche oggetti utili a prevenire aggressioni, come fischietti e torce da fronte, oltre a volantini informativi per la prevenzione del COVID-19 in contesti a basso standard di igiene e sulla prevenzione del fenomeno del traffico di esseri umani. Abbiamo distribuito inoltre stivali impermeabili alle donne sole, e nei prossimi giorni la distribuzione riguarderà tutte le 1700 donne presenti nel campo, alle quali – oltre agli stivali impermeabili – verrà fornito un kit di intimo da donna.

 

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