Garantire il diritto all’acqua passa sì dalla costruzione di pozzi ma anche dalla riabilitazione di latrine in scuole e ospedali e dalla formazione sull’igiene mestruale

 

 

Mancanza di accesso all’acqua potabile, di strutture igienico-sanitarie e di corrette pratiche igieniche. Siamo in Sud Sudan, e questi sono i principali fattori responsabili dell’aumento dei focolai di diarrea o di malattie trasmesse da vettori in tutto il Paese. Solo il 36% delle famiglie, qui, ha accesso a una fonte d’acqua potabile a meno di 30 minuti di distanza senza correre rischi, mentre il 77% delle persone non ha accesso a una latrina, motivo per cui la defecazione a cielo aperto è una pratica molto diffusa. Per mitigare tutti questi fattori, insieme a UNICEF abbiamo avviato un progetto di un anno, terminato da poco, nelle contee di Torit e Magwi, nello Stato di Equatoria Orientale, che ha portato a risultati davvero significativi per la popolazione locale.

 

Nel corso del progetto, tra Torit e Magwi, sono stati riabilitati 32 pozzi: 22 nei villaggi, 9 nelle scuole e uno in una struttura medica, per un totale di 19.022 persone, tra adulti e bambini, che possono finalmente accedere all’acqua pulita. Inoltre, nelle due contee, a progetto ultimato, sono 22.286 le persone che hanno accesso ai servizi igienici di base nelle proprie case. Questo permette di contrastare il fenomeno della defecazione a cielo aperto e ridurre drasticamente la diffusione di malattie potenzialmente mortali. Ma non basta, serve sensibilizzare la popolazione. Ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo seguito e formato migliaia di persone sui rischi di salute legati a questa abitudine diffusa e sulle corrette pratiche igieniche da adottare. A Torit, 1.260 famiglie sono state seguite attraverso questi percorsi di formazione e monitoraggio, a Magwi 2.190. Inoltre, abbiamo formato 42 “promotori comunitari dell’igiene” in ogni villaggio, ovvero persone che si occupano di sensibilizzare e diffondere buone pratiche igieniche e sanitarie nella comunità.

 

E poi sono state coinvolte le scuole: 12, 6 a Torit e 6 a Magwi, perché l’acqua è un bene prezioso ed è importante che fin dai primi anni si impari a gestirla, non sprecarla, utilizzarla per l’igiene personale e per scongiurare malattie. Abbiamo avviato percorsi di formazione sulle corrette pratiche igieniche e per aumentare le conoscenze relative alla gestione delle strutture igienico-sanitarie della scuola. In totale sono stati formati 240 studenti (125 femmine, 115 maschi) all’interno dei cosiddetti “club di igiene scolastica”, ovvero gruppi di studenti che hanno il compito di monitorare il corretto funzionamento dei servizi igienici e responsabilizzare compagni e compagne sul loro uso, e 17 insegnanti (11 maschi e 6 femmine). Per incentivare la promozione dell’igiene sono stati distribuiti 40 strutture per il lavaggio delle mani (con secchi) e 114 cartoni di sapone da bucato.

 

Come parte integrante del progetto, inoltre, in 11 scuole delle contee di Torit e Magwi abbiamo sostenuto 1.000 ragazze adolescenti in età riproduttiva attraverso percorsi di formazione sull’igiene mestruale e sulle migliori pratiche igieniche da adottare, e attraverso la distribuzione di 1.000 kit igienici contenenti prodotti sanitari. Hanno partecipato a questi corsi di formazione anche 80 ragazzi e 24 insegnati, perché decostruire stereotipi e diffondere buone pratiche igieniche è una pratica collettiva che ha bisogno della partecipazione di tutta la comunità.

 

[gravityform id=”13″ title=”true” description=”true”]