Negli ultimi 3 anni e mezzo, il conflitto in Yemen ha causato almeno 10,000 morti e oltre 22 milioni di persone si trovano in una situazione di estremo bisogno di protezione e gli aiuti umanitari. Eppure ogni mese almeno 7000 persone fuggono dal Corno d’Africa per venire fin qui o attraversano il paese con l’obiettivo di raggiungere i paesi del Golfo, dove sperano di trovare un’occupazione. Due i percorsi più usati: la maggior parte degli etiopi si incamminano attraverso il deserto fino a Gibuti dove si imbarcano per attraversare lo stretto di Bab-al-Mandab e approdare sulle coste dello Yemen: sono circa 30 chilometri e poi si attracca nel governorato di Lahj, a sud-est della tristemente nota zona di Hodeidah, principale linea di fronte del conflitto negli ultimi mesi. I somali e una parte degli etiopi scelgono invece di partire da Bosasso in Somalia, per poi affrontare un viaggio in mare molto più lungo (circa 200 km) per approdare sulla costa più a est dello Yemen, nel governorato di Hadramout.
Partono, ma la realtà che li attende è drammatica. È difficilissimo trovare lavoro in un paese le cui infrastrutture sono state largamente distrutte dalla guerra e la cui economia è al collasso, così come è quasi impossibile attraversare i confini blindati per raggiungere gli altri paesi del Golfo.
E così rimangono bloccati nel paese, finendo per vivere sotto le bombe, nelle prigioni o diventando facile preda per i trafficanti, subendo ricatti, abusi e violenze di ogni genere.
Da oltre un anno INTERSOS lavora con interventi di primo soccorso ai migranti grazie a tre team mobili che pattugliano le coste dello Yemen, dove si concentrano gli arrivi, fornendo acqua, cibo e beni di prima necessità e trasportando i casi più gravi ai presidi medici più vicini. Nel team sono sempre previsti una figura legale e un operatore sociale per fornire alle persone assistite le corrette informazioni su quali siano i loro diritti e per poter assistere le figure più vulnerabili, minori non accompagnati, donne e anziani.
Avvicinare i migranti appena sbarcati è semplice, l’aiuto fornito è per loro un salva-vita, ma questi incontri durano solo il tempo necessario per portare loro soccorso, e già riprendono a camminare, nonostante siano affaticati dal viaggio e confusi: il timore di venire intercettati dalle forze dell’ordine ma soprattutto dai trafficanti è più forte del bisogno di riposo. Spesso sono le stesse persone che li hanno accompagnati con le barche a consegnarli ad altri trafficanti.

Purtroppo la crisi politica ed economica dei paesi del Corno d’Africa, in particolare in Etiopia, ha causato un aumento delle persone che cercano una opportunità lavorativa in Yemen e nei paesi del Golfo. La autorità yemenite non sono in grado di controllare le coste e questo lascia campo libero ai trafficanti di uomini, che si trovano difronte a un mercato crescente a alla possibilità di agire incontrollati.
Dall’inizio del suo intervento, nel settembre del 2017, INTERSOS ha assistito una media di 600 persone al mese con picchi di 800/1000 persone nei mesi di marzo, aprile e maggio 2018, mesi nei quali le condizioni climatiche e le correnti del golfo favoriscono il viaggio e l’approdo sulle coste. In questi stessi mesi si è registrato il numero più alto di donne e bambine, 40% del totale in soli 3 mesi.