COVID-19, INTERSOS: PREOCCUPATI PER FASE 2 A ROMA TRA SENZA FISSA DIMORA. “GRAVI PROBLEMI IRRISOLTI. FARE PRESTO”

 

Vogliamo lanciare un allarme. I dati che abbiamo raccolto in un mese e mezzo di lavoro dei nostri team mobili socio sanitari a Roma nelle settimane del lockdown ci dicono che, tra le persone senza fissa dimora o vulnerabili che vivono negli insediamenti informali, i bisogni sono molto alti, e le risposte offerte dalle istituzioni non sono sufficienti a garantire la sicurezza degli individui, la garanzia dei diritti e la tutela della salute pubblica. Ce lo dicono le oltre 600 visite mediche effettuate e le oltre 1800 persone che abbiamo monitorato. Un campione importante delle migliaia di persone che nella Capitale d’Italia vivono in strada. Quante esattamente? Sarebbe probabilmente tempo di fare un censimento pubblico, ma tutti gli studi più recenti dicono oltre 10mila.

 

Siamo molto preoccupati per l’inizio della fase due visto che nella fase uno è stato fatto troppo poco e i problemi più gravi sono rimasti irrisolti. In strada incontriamo donne vittime di violenza, minori e neo adulti vulnerabili, persone con patologie croniche, ultra 70enni in giacigli di fortuna, che sono, purtroppo, solo la scandalosa punta dell’iceberg di una vasta vulnerabilità.

 

Dall’inizio della crisi sono state bloccate quasi tutte le risposte di accoglienza a livello cittadino, i servizi sanitari adottano prassi difformi nello stesso territorio, le Istituzioni faticano a stabilire un confronto per la messa in atto di procedure coordinate. Mancano strutture dedicate all’accoglienza dei vulnerabili per l’isolamento fiduciario, per la quarantena, per l’attesa dei risultati dei tamponi, così come azioni propedeutiche ad un eventuale inserimento nelle strutture di accoglienza, rendendo inefficace il sistema di protezione.

 

E, infine, cosa altrettanto grave, manca ora una cabina di regia tra istituzioni, e tra istituzioni e organizzazione della società civile, capace di garantire una vera risposta socio – sanitaria integrata. Oggi la nostra presenza garantisce un presidio sanitario altrimenti troppo debole, sempre in coordinamento con tutti i soggetti pubblici, a cominciare dalle ASL. Siamo in attesa dell’apertura di una struttura dedicata da parte della Regione Lazio. Siamo in attesa dello sblocco delle accoglienze nel circuito cittadino e nel circuito SIPROIMI. È però venuto il momento di fare un passo avanti, senza rinvii e perdite di tempo, e che, urgentemente, entro il 3 maggio, ciascuno si assuma le proprie responsabilità nel dare le risposte necessarie.

 

Roma, 27 aprile 2020

Ufficio Stampa INTERSOS

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