Più di un milione le persone colpite dagli allagamenti, nati 20 campi d’accoglienza

 

 

Con più di 11 milioni di abitanti, il Ciad è uno dei Paesi più colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico globale. Situato nell’Africa centro-settentrionale, a settembre scorso è stato travolto da forti piogge e inondazioni, le peggiori degli ultimi decenni, che hanno portato alla dichiarazione dello stato di emergenza nel Paese.

 

L’impatto sull’ambiente e sulla popolazione è stato devastante: sono oltre 1,2 milioni le persone direttamente coinvolte dagli allagamenti nella capitale N’Djamena e in altre 19 province. Le inondazioni hanno devastato più di 341mila ettari di terreno coltivato, spazzato via più di 19mila capi di bestiame e distrutto case, strutture sanitarie, strade e ponti.

 

Secondo l’OCHA – l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari – lo straripamento del lago Ciad ha causato la fuga di centinaia di migliaia di persone. A distanza di tempo dalla fine dell’emergenza, ancora oggi molte famiglie colpite dall’alluvione non riescono a fare ritorno alle proprie case, per via della distruzione delle loro proprietà e l’assenza di mezzi di sussistenza. A seguito dell’emergenza, sono stati allestiti 20 campi di accoglienza: 8 sono stati allestiti dalle autorità locali, gli altri sono nati informalmente dalle persone che hanno continuato ad accamparsi nei dintorni per trovare riparo. Le persone accolte finora sono 181mila.

 

Tutto questo è accaduto in uno dei Paesi col più alto livello di crisi alimentare e nutrizionale: sono più di 2,1 milioni le persone che necessitano di cibo, 1,3 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta e altre 600.000 persone rischiano di scendere sotto la soglia di povertà a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari nel corso dell’anno passato. Inondazioni e allagamenti non hanno fatto che esacerbare una situazione umanitaria già molto critica.

 

L’intervento di INTERSOS

 

L’intervento di INTERSOS, nel Paese dal 2016, si è attivato sin dalle prime settimane di allarme inondazioni. Operatrici e operatori umanitari hanno avviato un programma di aiuto in alcuni dei campi sfollati situati intorno alla città di N’Djamena, nello specifico presso Toukra 1, Toukra 2 e Milezi.

 

Sono stati costruiti pozzi, latrine, 320 ripari e una scuola è stata riabilitata per accogliere decine di famiglie sfollate. Oltre all’intervento immediato a seguito delle inondazioni che hanno colpito N’Djamena, abbiamo distribuito coperte, kit igienico-sanitari, fatto visite mediche e distribuito farmaci essenziali, oltre a 195 scatole di Plumpy’Nut e 700 scatole di Plumpy’Sup, cibo altamente terapeutico per combattere la malnutrizione.

 

Per il mese di marzo, le autorità prevedono la chiusura della maggior parte dei campi, con l’obiettivo di favorire il rientro nei villaggi. Ma l’assistenza al rientro richiede un supporto economico per aiutare le famiglie a riabilitare le proprie, per ridurre il più possibile il numero delle persone ancora sfollate e i campi ancora adibiti all’accoglienza.

 

Un dato che rende ancora più urgente l’intervento umanitario nell’area colpita, è il gran numero di minori presenti; circa metà della popolazione è composta da bambini e bambine, ragazzi e ragazze non ancora maggiorenni. Negli ultimi mesi la maggior parte di loro non ha più potuto frequentare la scuola: solo in pochi campi sono stati allestiti dei centri educativi informali per far proseguire il percorso scolastico. Come la gran parte delle strutture, anche le scuole hanno subito enormi danni e questo richiederà sforzi ulteriori per la ricostruzione e il sostegno alla popolazione colpita.

 

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