L’abbiamo conosciuta al confine con la Moldavia. Anastasia, scappata con la sua bambina, ci racconta perché ha deciso di lasciare l’Ucraina

 

 

Quando in Ucraina termina il coprifuoco, lo capisci subito perché ai valichi di frontiera di Tudora e Palanca, al confine sudorientale tra Ucraina e Moldavia, iniziano a formarsi file lunghissime di auto al di là della strada alberata che separa i due Paesi. Anastasia è stata tra le prime persone ad entrare in Moldavia la mattina del 9 marzo, quando le temperature nel frattempo erano scese a -6 gradi e la neve cadeva mossa da un vento gelido che tagliava la pelle. L’abbiamo conosciuta lì, al valico di frontiera. “Mi chiamo Anastasia e lei è Arianna, mia figlia. Siamo ucraine, veniamo da Odessa”, racconta la donna mentre cerca in fretta di coprire Arianna con una coperta gialla, “Abbiamo deciso di partire, lasciare il nostro Paese dopo la notte più brutta della mia vita. Il 7 marzo ho sentito per la prima volta il suono assordante dei bombardamenti a soli 5 km da casa nostra”.

 

Il viaggio è iniziato al mattino seguente. Dopo le ore 7 si può tornare a circolare in strada, ma con moderazione, facendo attenzione alle sirene che da un momento all’altro ti avvertono di tornare immediatamente nel bunker. “Abbiamo preso il primo pullman disponibile per la Moldavia, ore ed ore di tragitto perché la fila era infinita e le persone non smettevano di aumentare lungo la strada”.

 

Odessa, città nel Sud dell’Ucraina, dista solo 60 km da Palanca, Moldavia. Una distanza percorribile in poco più di due ore in condizioni di normale circolazione ma, con lo scoppio della guerra e migliaia di persone in fuga, possono trascorrere anche dieci ore prima di varcare il confine e mettersi in salvo. “Eravamo nascoste in un rifugio sotterraneo ma sentivamo anche da lì l’odore di bruciato, delle fiamme che si espandevano. L’agitazione è divampata, le persone che erano con noi nel rifugio hanno iniziato a raccogliere le loro cose per prepararsi a fuggire appena possibile”.

 

La condizione dei rifugiati al confine con la Moldavia

 

Ad oggi hanno attraversato la Moldavia oltre 380mila rifugiati dall’Ucraina*. Molti di più sono quelli che dal 24 febbraio, data di inizio del conflitto, hanno raggiunto la Romania o altri paesi europei. Il flusso costante di persone in fuga dalla guerra aumenta con l’aumentare della minaccia sull’area sud-est dell’Ucraina: da Mariupol a Odessa. “Non erano obiettivi militari mirati, erano case dove vivevano persone come noi, civili. Abbiamo trascorso giorni, settimane nel seminterrato dall’inizio del conflitto. Sentivamo l’allarme delle sirene risuonare per la città in continuazione”.

 

Anastasia e Arianna sono due delle migliaia di donne e minori che hanno abbandonato l’Ucraina lasciando casa e affetti. “Siamo sole, lei è la mia famiglia e ora è mia responsabilità portarla in salvo, non farle più vedere né sentire le immagini e i rumori della guerra. Vogliamo andare in Bulgaria, è l’unico posto dove ho delle conoscenze che potrebbero ospitarci e aiutarci, fino a quando tutto questo non sarà finito e finalmente potremo tornare a casa. Continuo a pensare a mia figlia, non penso a me ma alla sua infanzia che deve essere serena. Non posso credere che tutto questo stia accadendo nel XXI secolo.”

 

Dai primi di marzo, una squadra di INTERSOS è in Moldavia, al confine con l’Ucraina, per assistere le persone in fuga dal conflitto nel Paese. Nei valichi di frontiera di Palanca e Tudora offriamo assistenza medica e servizi di protezione e tutela delle persone più vulnerabili. Da pochi giorni siamo anche a Odessa, città particolarmente colpita dai combattimenti, dove stiamo distribuendo kit sanitari d’emergenza. 

 

*fonte UNHCR