Ridurre le emissioni, riparare le reti idriche, riabilitare invece che costruire ex novo. Molti donatori chiedono alle ONG di adeguarsi a nuovi standard ambientali

 

 

Quando non si parte da zero, tutto può sembrare più semplice. Si parla di un tema delicato: il rapporto fra gli interventi umanitari ed il loro impatto ambientale. Tema arrivato d’attualità per il varo di alcune norme internazionali. Tema, ancora, sul quale però s’è creato un certo allarmismo. Che, alla prova dei fatti, si dimostra infondato. Luciano Costantini è grant control & compliance di INTERSOS: significa che si occupa di sistemare e organizzare tutto ciò che serve per partecipare ai bandi dei donatori. Quindi è un esperto della materia.

 

Si può cominciare dai dettagli (che poi dettagli non sono). Si può cominciare, allora, dalla struttura interna di INTERSOS. “Nessuno può immaginare a quante riunioni debba partecipare un’organizzazione umanitaria – dice – Tutte irrinunciabili. Bene, abbiamo deciso che ovunque sia possibile, le riunioni non si faranno in presenza. Certo ci aiuta molto lo sviluppo della tecnologia ma guarda che non è cosa da poco. Molte delle nostre missioni sono in Paesi dove le uniche possibilità di spostamento avvengono attraverso aerei. Li abbiamo ridotti all’essenziale. Così diamo una sensibile mano alla riduzione delle emissioni”.

 

Non sono dettagli, quindi, ma si tratta pur sempre di misure “interne”. Ovviamente di più, molto di più, pesa il tipo di intervento che si fa nelle diverse missioni. La prima domanda viene spontanea, dopo aver letto alcuni articoli che parlavano espressamente di campagne umanitarie a rischio. Per essere chiari: è vero o no che i nuovi standard scritti dall’ Unione Europea (ECHO) impedirebbero un pronto intervento? “Assolutamente no – risponde Luciano Costantini – Perché i nuovi criteri prevedono diversi step, tutti molto graduali. Per il 2022 c’è un primo passaggio che prevede solo di considerare i rischi ambientali di ogni progetto”.

 

Più stringenti le misure per gli anni a venire. L’elenco è lungo e vale la pena scorrerlo perché si scopre che tutte le “richieste” non sono quelle che in gergo si potrebbero definire da “ambientalisti da salotto”. Piuttosto sono in sintonia con una filosofia dell’intervento umanitario, che – va detto – è stata sempre quella di INTERSOS. Così è nei progetti che riguardano l’acqua, dove si richiede la massima attenzione alla conservazione. Tradotto significa intervenire per migliorare e ristrutturare le reti idriche esistenti, significa rimettere in funzione vecchi pozzi anziché scavarne di nuovi. Oppure i requisiti necessari alla logistica delle missioni: provare sempre a dare la priorità ai fornitori locali. Che vuol dire meno cargo, meno CO2.

 

Requisiti ispirati al buon senso anche per quel che riguarda l’eventuale allestimento di campi profughi. Requisiti che appunto sui media sono stati presentati come vincoli soffocanti. A leggerli, però, si ha un’altra impressione. Perché chiedono di operare un’analisi preventiva su dove farli nascere. Si chiede di avere un confronto con le comunità – sia quelle dei profughi, sia quelle “ospitanti” – perché le risorse siano reperite in loco. Si chiede particolare attenzione all’uso dei materiali, perché per esempio la scelta del legno, che a prima vista potrebbe sembrare la più ecologica, in molte zone si traduce in deforestazione.

 

Non c’è molta burocrazia, dunque, a ben vedere. Ma forse tutto ciò non è da ostacolo solo per chi – da sempre – con questi temi ci fa i conti. “Ti racconto un aneddoto” conclude Costantini. “Bisogna tener presente che alcuni dei vincoli ambientali introdotti in Europa, erano già previsti da parte di molti finanziatori. Bene, noi abbiamo partecipato ad un bando di un ministero canadese. Ci hanno fatto le pulci. Poi hanno saputo che nello Yemen abbiamo fatto il possibile. Per esempio, mai creando nuove strutture ma sempre riadattando quel che la guerra aveva danneggiato. Da allora, per il Canada, siamo nell’elenco delle associazioni finanziabili”.

 

Perché ecologia ed intervento umanitario ragionato possono e devono essere in sintonia.

 

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