INTERSOS è nel Paese da 15 anni: protezione e assistenza psicosociale a donne e bambini, igiene e distribuzione di cibo sono alcuni degli ambiti in cui operiamo

 

 

INTERSOS è in Sud Sudan dal 2006, da prima che il Paese ottenesse l’indipendenza dal Sudan nel 2011. Sono tanti i progetti che in anni sono stati avviati in questo territorio che gli operatori e le operatrici sul campo definiscono estremamente variegato e complesso da comprendere.

 

 

“Il Sud Sudan – lo Stato più giovane al mondo – da a una parte è un Paese molto affascinante dal punto di vista culturale e paesaggistico, ma dall’altra è ancora decisamente instabile dal punto di vista politico e sociale”, spiega Stefano Antichi, capo missione di INTERSOS, che da quasi due anni vive nella capitale, Juba, ma che è sempre in volo per andare a visitare i progetti che lo staff porta avanti nelle diverse località – alcune molto remote e difficili da raggiungere –  del Paese, da nord a sud.

 

Alla costante instabilità si aggiunge l’aspetto ambientale: i cambiamenti climatici stanno visibilmente mettendo in difficoltà il territorio, negli ultimi anni le alluvioni hanno ulteriormente danneggiato l’economia e dallo scorso anno è stata dichiarata la carestia in tutti gli Stati del Sud Sudan. Ad oggi il lavoro delle organizzazioni umanitarie è ancora fondamentale, ben il 70% della popolazione vive grazie all’aiuto delle Ong. “Noi di INTERSOS supportiamo le comunità e allo stesso tempo con i nostri progetti cerchiamo di creare sostenibilità per il futuro”, spiega Stefano Antichi.

 

Gli ambiti principali in cui opera INTERSOS in Sud Sudan sono l’assistenza psicosociale delle donne vulnerabili e dei bambini che vivono nelle comunità di sfollati o sono stati colpiti dai conflitti, e il settore dell’igiene grazie al quale viene portata acqua pulita e vengono costruite latrine nelle scuole e nei villaggi, attività fondamentali per ridurre malattie diffusissime come il colera. Dal 2020 sono inoltre partiti anche i progetti di distribuzione di derrate alimentari proprio per far fronte alla carestia, che è peggiorata nel 2021.

 

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