I danni causati dall’esplosione del 4 agosto 2020 hanno aggravato la crisi economica del Libano trasformandola in crisi umanitaria. Un milione di persone si trova in una condizione di insicurezza alimentare

foto © Parazar

Dalla fine del 2019 il Libano affronta una delle più gravi crisi economiche dell’era moderna. Dal 2020, ne affronta ben cinque: il collasso economico, la crisi siriana, l’instabilità politica, la pandemia di COVID-19 e l’esplosione del porto di Beirut del 4 agosto 2020, che ha aggravato pesantemente la situazione. “Se anche in condizioni normali l’esplosione del porto avrebbe causato danni ingenti dai quali sarebbe stato complesso riprendersi – spiega Riccardo Mioli, capo missione di INTERSOS in Libano – la combinazione di queste crisi rende la situazione gravissima per tutta la popolazione e ancor di più per le persone vulnerabili, sia libanesi che rifugiate”.

 

I dati raccolti da INTERSOS in questo ultimo anno identificano la mancanza di cibo e soldi per l’affitto come le due emergenze più pressanti nel Paese. Secondo la Banca Mondiale l’esplosione ha causato tra i 3.8 e 4.5 miliardi di danni. Il 90% dell’import libanese avveniva attraverso il porto di Beirut: la distruzione della maggior parte delle riserve del Paese ha fatto sì che oggi 1 milione di persone viva in una condizione di insicurezza alimentare. Il 77% delle famiglie libanesi dice di non avere cibo a sufficienza, ma la gravità della situazione appare chiara dal dato delle famiglie siriane: il 99% non ha accesso regolare al cibo. Nel 30% delle famiglie un bambino ha saltato un pasto o è andato a letto affamato.

 

Un milione di persone non ha accesso all’assistenza sanitaria

 

Prima dell’esplosione e della pandemia era la popolazione rifugiata ad essere in condizioni di povertà estrema e insicurezza alimentare, ora è metà della popolazione libanese a trovarsi impoverita e la quasi totalità di quella rifugiata. INTERSOS ha inoltre riscontrato una grande difficoltà ad accedere al sistema sanitario, un dato preoccupante considerata la pandemia in corso. Sono circa 1 milione le persone bisognose di assistenza sanitaria, solo il 15% della popolazione ha ricevuto due dosi di vaccino contro il COVID-19.

 

Tre dei quattro servizi pubblici più colpiti dalla crisi sono strettamente legati al deteriorarsi della condizione sanitaria: elettricità, rifornimento di acqua pulita, servizi igienici e sistema scolastico. Il 70% delle risorse naturali d’acqua è contaminato, fino al 90% nei centri urbani, il 64% della popolazione non ha accesso sicuro all’acqua potabile. 

 

In prima linea per la ricostruzione

 

In risposta ai nuovi bisogni che stanno emergendo, INTERSOS ha riorganizzato ed esteso i suoi programmi nel Paese, a partire proprio dall’assistenza alle persone colpite dall’esplosione di Beirut. Con il sostegno dell’Unione Europea, il nostro intervento si è concentrato sulla ricostruzione delle case danneggiate e sul supporto psicosociale e legale a persone in condizioni di marginalità o vulnerabilità. In un anno sono 996 le abitazioni ristrutturate e oltre 1.000 le famiglie aiutate, tra cui diverse persone anziane, la cui salute mentale era andata deteriorandosi a causa della precarietà delle condizioni abitative.

 

Particolare attenzione è stata dedicata ai rischi legati all’aumento della violenza di genere. La grave situazione umanitaria in Libano ha esacerbato le diseguaglianze di genere già presenti nel Paese, aumentando i pericoli che corrono donne e bambine. In seguito all’esplosione decine di migliaia di case sono andate distrutte, causando danni non solo infrastrutturali, ma che riguardano anche i livelli di sicurezza, l’aumento del rischio di violenza di genere e l’impatto sulla salute mentale. Aspetto su cui INTERSOS interviene attraverso supporto psicologico rivolto a persone a rischio o sopravvissute a violenza di genere, interventi di salute riproduttiva e attività di sensibilizzazione e prevenzione di violenza di genere.

 

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