In Burkina Faso, i giorni dell’ultima settimana di novembre, saranno caratterizzati da una crescente tensione collettiva. Si terranno le elezioni presidenziali e parlamentari in un paese che, negli ultimi anni, è stato soggetto alle influenze dei forti cambiamenti di potere nei territori limitrofi e alla crescente presenza e minaccia di gruppi ribelli nell’area geografica circostante, che va dal Mali al Niger.

 

 

Secondo diverse analisi, una probabile bassa affluenza alle urne nelle aree rurali potrebbe minare ulteriormente la capacità dello Stato di governare il paese dell’Africa occidentale, rafforzando il potere e la legittimità dei gruppi armati. La proliferazione di milizie di autodifesa potrebbe anche aumentare le prospettive di casi di violenza politica e sociale. Il perpetuarsi di situazioni di crisi è stato la causa del crescente numero di sfollati nel paese, che ad oggi sono più di un milione, di cui la stragrande maggioranza è sfollata dall’inizio dello scorso anno, facendo del Burkina Faso il paese con il più rapido aumento del numero di sfollati interni al mondo. 3,3 milioni di persone si trovano in stato di insicurezza alimentare, più di due milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente.

 

Il Burkina Faso si trova ad affrontare una situazione di insicurezza senza precedenti. Le regioni più colpite sono il Nord, il Centro Nord, l’Est, la Boucle du Mouhoun ed il Sahel. Gli attacchi di gruppi armati di varia natura e le crescenti tensioni etniche nel paese, hanno anche portato alla chiusura di 2.500 scuole, 135 centri sanitari e il 13% dei municipi. Gli sfollati interni non hanno accesso adeguato ai servizi sociali di base e sono costantemente soggetti al rischio insicurezza, in un contesto simile la protezione per la loro integrità fisica e psicologica è più che mai doverosa. Lo è ancora di più per le donne, per le giovani ragazze e per i minori sotto i 5 anni, soprattutto quelli rimasti soli, bambini e bambine non accompagnate che vivono in condizioni di estremo degrado. Le donne e i minori costituiscono infatti l’84% degli sfollati.

 

L’intervento di INTERSOS nel Paese

 

INTERSOS è presente nel paese dall’agosto 2019 e opera in 3 delle regioni maggiormente colpite dalla crisi: nel Nord, nella Boucle du Mouhoun e nell’ Est, oltre che nel Plateu Centrale. L’intervento di INTERSOS, si focalizza su un’azione di sensibilizzazione, attraverso campagne che hanno come tematiche essenziali la violenza di genere, la coesione sociale e la protezione dell’infanzia, che si aggiungono ad attività di protezione integrata per l’identificazione dei casi di violenza, la maggior parte dei quali contro donne sopravvissute ad episodi di abusi, molestie o stupri. Oltre alle attività di protezione INTERSOS è operativo anche nel settore dell’approvvigionamento di acqua potabile attraverso la ristrutturazione di pozzi e distribuzione di kit igienici nelle comunità più remote e colpite dalla crisi in corso. Di fondamentale importanza è anche il supporto educativo che gli operatori sul campo offrono a centinaia di bambini e bambine in fuga da scuole distrutte o bruciate durante gli attacchi dei gruppi armati che colpiscono le province più a nord del paese ed in particolare nella Boucle du Mouhoun. Infine, grazie ad un progetto emergenziale di distribuzione di viveri, solo negli ultimi 4 mesi il team d’INTERSOS ha assistito oltre 10,000 persone sfollate nell’Est del paese.

 

Le continue tensioni interne, gli attacchi dei gruppi armati, la fuga dai villaggi, tutto questo ha prodotto nel corso degli ultimi mesi un cospicuo aumento di sfollati nelle aree di accoglienza, persone che continuano a scappare e cercare riparo per sopravvivere con le poche risorse limitate disponibili. Tra le persone che fuggono, ci sono casi di estrema vulnerabilità: storie di separazione familiare, di matrimoni forzati e precoci, violenze sessuali, disturbi psicosociali, casi di abusi di vario genere, minori reclutati dai gruppi armati. Chi sta pagando il prezzo più alto sono proprio loro, i minori, spesso anche loro sopravvissuti a violenze sessuali, che colpiscono il 3,1% di bambini e bambine di età compresa tra i 12 e 17 anni, il 38% della violenza viene commessa all’interno delle mura domestiche.

 

Proteggere le persone più vulnerabili 

 

Come si traduce la protezione umanitaria nei confronti di queste persone? L’azione di INTERSOS mira innanzitutto a creare strutture comunitarie dove il tema della violenza contro le donne non sia più un tabù ma diventi un argomento di comprensione e soprattutto di sensibilizzazione nella comunità ospitante. Le persone sopravvissute ad atti di violenza sono seguite passo dopo passo nel loro processo di ripartenza della vita quotidiana, nella ricostruzione della loro dignità di donna, di persona. Ricevono sostegno psicosociale e supporto in denaro per avere un rapido accesso alle cure mediche, sostegno psicologico e assistenza legale. Viene inoltre consegnato un “dignity kit” alle donne vedove con famiglia numerosa a carico, in allattamento, e/o incinta contenente beni essenziali e di estrema importanza per la salute femminile.

 

In questi mesi così complessi e sospesi per l’umanità intera, con una pandemia in corso che costringe ognuno di noi a ridimensionare la vita di ogni giorno, per la popolazione del Burkina Faso la sopravvivenza è ancora più acuita dalle conseguenze economiche in atto, che colpiscono un paese già sommerso dalla violenza. L’assistenza sanitaria è pressoché inesistente o inefficace nel poter coprire la totalità delle persone che ne necessitano. Gli ospedali locali sono scarsamente attrezzati, medici e infermieri faticano nel portare a termine le cure e le visite mediche. In questo contesto dalle enormi sfumature e complessità, INTERSOS è presente sul campo e continuerà ad esserlo, nonostante l’estrema difficoltà di accesso alle fasce di popolazione più vulnerabile, gli attacchi di gruppi armati e un mosaico di altri scontri locali e interregionali che hanno estromesso dalla loro terra più di un milione di persone.

 

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