Shahrukhan è un bambino di 8 mesi, giace sdraiato su lettino medico, ha la febbre alta e il corpicino coperto di bollicine purulente e piccole lesioni. Fa fatica a respirare ed emette dei flebili lamenti ogni volta che viene toccato. Sua madre rimane in piedi al suo fianco mentre il Dottor Ayman, del team medico dell’unità mobile di INTERSOS, lo visita.
La famiglia di Shahrukhan, composta da padre, madre e altri 6 bambini, tra fratelli e sorelle, è sfollata dal governato di Ibb fino ad Al-Buraiqa, nel distretto di Aden. Vivono in una abitazione molto piccola. Questo preoccupa il dottor Ayman, che teme anche gli altri bambini possano essere stati contagiati.

La situazione di Shahrukan richiede comunque il ricovero e lui e la madre, sempre a bordo dell’unità mobile di INTERSOS, si dirigono verso il più vicino ospedale ancora in funzione.
A Shahrukhan vengono prescritti antibiotici specifici e antipiretici e viene trattenuto in osservazione. Dopo 7 giorni viene dimesso. Il dottor Ayman spiega alla madre l’importanza di seguire le prescrizioni mediche e di assicurare che l’igiene del bambino sia preservata.

Dall’inizio dell’intervento a giugno 2017, nel governatorato di Aden, in Yemen, il team mobile INTERSOS è riuscito a coprire zone abbandonate a loro stesse, prive di assistenza primaria, medica e umanitaria.
Le equipe mobili mediche hanno assistito sfollati interni e membri delle comunità ospitanti, focalizzando il loro intervento su bambini, donne e anziani prima di tutti, data la loro maggiore vulnerabilità.
Molti i volontari che hanno collaborato con INTERSOS e hanno avuto il ruolo cruciale di divulgare tra gli abitanti delle aree coperte le informazioni in merito alla presenza delle unità mediche mobili e dei servizi forniti nel territorio.

Obidah ha un anno e dieci mesi e la madre lamenta che è molto debole e si rifiuta di mangiare. Per questo motivo l’ha portata presso l’unità mobile di INTERSOS. Il dottore Ayman la visita, prende le misure antropometriche, in particolare il perimetro del braccio (calcolato con il MUAC, il braccialetto colorato che misura la circonferenza del braccio all’altezza dell’omero) e riferisce alla madre che Obidah è gravemente malnutrita. La bambina viene sottoposta al “test dell’appetito”, che viene somministrato per capire se la bambina presenta ancora i riflessi dello stimolo della fame e se altre complicanze della malnutrizione sono già intervenute.

Per fortuna Obidah è ancora in grado di reagire e di mangiare la razione di Plumpy nut, l’alimento terapeutico composto da farina di arachidi, zucchero, grassi vegetali, latte in polvere con aggiunta di sali minerali e vitamine e altri elementi nutritivi fondamentali che consente un rapido recupero del peso. Obidah e la madre possono pertanto tornare a casa con una piccola scorta di confezioni di Plumpynut. Gli operatori del team mobile danno loro appuntamento per un controllo dopo qualche giorno. Dopo 11 settimane di trattamento le condizioni di Obidah sono decisamente migliorate e i suoi dati fisiologici rientrano adesso nella normalità, per una bambina della sue età.

Venti milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare in Yemen, la peggiore crisi umanitaria al mondo. Il collasso dei servizi pubblici e delle reti di sicurezza sociale hanno reso milioni di yemeniti più vulnerabili alle malattie.
L’Onu sta cercando di reperire quattro miliardi di dollari per fornire aiuti umanitari a circa 20 milioni di yemeniti nel 2019. La speranza della comunità internazionale è che il tavolo di Rimbo, che si è tenuto in Svezia nei giorni scorsi e durante il quale per la prima volta le due parti (le autorità de facto del Nord, rappresentate dal movimento Ansar Allah, e il governo del Sud sostenuto dalla coalizione saudita) si sono sedute l’una di fronte all’altra, sia un primo passo per riportare la pace in un paese distrutto.