Guerre, cambiamenti climatici e carestie. Sono le tre principali cause dietro il fenomeno delle migrazioni forzate di decine di milioni di rifugiati ogni anno i cui diritti vengono celebrati il 20 giugno in ricordo della firma della Convenzione di Ginevra del 1951. “La Giornata Mondiale del Rifugiato ci ricorda come dovremmo riconoscere l’umanità in ogni persona, rispettare e valorizzare le differenze, valori purtroppo mai come oggi minacciati anche da muri fisici, politici e culturali”, dichiara Kostas Moschochoritis, Segretario Generale di INTERSOS. Non abbiamo bisogno di celebrazioni formali, ma una battaglia culturale che rimetta i valori umanitari al centro delle scelte politiche e del dibattito pubblico”, aggiunge Moschochoritis.

Con la campagna #lichiamiamopernome INTERSOS ha scelto di restituire alle migliaia di profughi che assiste un volto e una voce, perché le loro storie diventino storie di donne, uomini e bambini in cui ciascuno di noi possa riconoscersi. Una scelta che è parte integrante del modo di lavorare degli operatori INTERSOS, persone che si prendono cura di altre persone, perché il rispetto della vita e della dignità umana è il primo valore in cui ci riconosciamo.

Quando parliamo di profughi, spesso ci riferiamo infatti a un’entità indistinta, una massa senza volto, la cui consistenza viene espressa in numeri – migliaia o milioni – che nulla ci dicono delle loro reali condizioni di vita, delle loro storie, di cosa pensano e di come trascorrono le loro giornate. Per noi di INTERSOS quelli che chiamano profughi sono innanzitutto persone. Ciascuno con un nome, ciascuno con la propria identità e la propria storia da raccontare. Lavorando in prima linea per rispondere ai loro problemi più immediati, giorno dopo giorno scopriamo i loro pensieri, i loro sogni, le loro emozioni.

Come in Libano, dove nei nostri 19 centri comunitari assistiamo donne e bambini siriani, a partire da chi ha subito violenze e traumi psicologici.

Come a Roma dove con il centro A28 INTERSOS accoglie minori stranieri non accompagnati in transito, ovvero quei bambini che giungono nel nostro paese da soli, dopo viaggi terribili. O a Ventimiglia e Como, dove gli operatori umanitari INTERSOS sono impegnati in diverse attività per la protezione dei minori stranieri non accompagnati e dei soggetti vulnerabili.

Come in ogni luogo del mondo – dal Sud Sudan allo Yemen, dalla Somalia alla Mauritania – dove INTERSOS si prende cura da chi fugge da guerre, violenze e oppressione, dedicando una attenzione particolare ai più vulnerabili, come donne e bambini.