Un anno dopo l’attacco più letale nella storia di Israele, la guerra che ne è seguita ha portato sofferenze incomprensibili alle popolazioni di Gaza e della regione. L’escalation regionale del conflitto in corso sta creando ulteriori sofferenze umane, con la guerra che si sta diffondendo in Libano e, in misura minore, in Siria e Yemen.

 

A Gaza la violenza continua impunemente, con quasi 42.000 persone uccise finora e oltre 96.000 ferite, la maggior parte delle quali sono bambini e donne. Si stima che altre 20.000 persone siano non identificate, disperse o sepolte sotto le macerie di case, ospedali, scuole, campi profughi, moschee e altri edifici bombardati indiscriminatamente. L’assistenza sanitaria a Gaza è stata decimata, con oltre 500 attacchi alla sanità registrati. La mancanza di accesso al cibo, all’acqua potabile, a un riparo adeguato e alle cure provocherà probabilmente numerosi altri decessi. L’impatto psicologico e sanitario a lungo termine sulla popolazione è difficile da comprendere. Oltre 280 operatori umanitari, la maggior parte dei quali appartenenti all’UNRWA, sono stati uccisi a Gaza. Gli aiuti umanitari continuano a subire gravi restrizioni di accesso. Inoltre, continuano le violenze e gli arresti arbitrari dei palestinesi in Cisgiordania. Queste sono solo alcune delle molteplici ed evidenti violazioni del Diritto Internazionale Umanitario nei Territori Palestinesi Occupati.

Nonostante i media trasmettano in diretta al mondo questa sofferenza umana senza precedenti e nonostante la recente risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiede l’attuazione delle raccomandazioni della Corte Internazionale di Giustizia, gli attori che potrebbero porre fine a questa situazione non sembrano prenderne atto.

Peggio ancora, stiamo assistendo a un’importante escalation militare regionale. Il bilancio delle vittime in Libano ha già superato i 2.000 morti e oltre 9.500 feriti. Secondo il governo libanese, si stima che 1,2 milioni di persone siano fuggite dalle loro case per salvarsi dai pesanti bombardamenti. L’invasione di terra sta creando ulteriori rischi per i civili. L’impatto psicologico sulla popolazione che ha subito tante difficoltà negli ultimi decenni è incommensurabile.

Da un anno a questa parte, vediamo civili feriti, uccisi e terrorizzati in una spirale di violenza che continua a diffondersi e a colpire sempre più persone innocenti. Gli Stati devono concordare una risoluzione sostenibile di questo conflitto regionale attraverso un cessate il fuoco immediato per proteggere i civili e fermare la spirale di distruzione e devastazione in corso ”, osserva Valentina Corona, capo missione di INTERSOS in Libano.

INTERSOS continua a intervenire con le proprie capacità, come sta facendo ora in Libano, dove sta fornendo assistenza d’emergenza in denaro, beni non alimentari e kit igienici, oltre a sostenere le popolazioni sfollate nei rifugi collettivi.

L’escalation in corso nella regione sta già avendo un impatto drammatico e intollerabile sui civili, e la spirale di questa escalation deve essere fermata ora. È giunto il momento che tutti gli Stati riaffermino il loro impegno a rispettare il diritto internazionale umanitario. I civili, le infrastrutture civili e gli operatori umanitari devono essere protetti. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati senza condizioni. Le violenze devono cessare immediatamente. È necessario concordare un cessate il fuoco immediato a Gaza e in Libano.

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