Il 2018 è stato un anno di estremi bisogni umanitari, segnato dall’aggravarsi di molte crisi in cui INTERSOS è presente. Basti pensare al continuo deterioramento della situazione in Yemen, dove la stragrande maggioranza della popolazione, oltre 22 milioni di persone, dipende dagli aiuti umanitari; al protrarsi della crisi in Siria o nel bacino del lago Ciad, o all’apertura di nuovi fronti di conflitto come nella regione anglofona del Camerun.

Proviamo a tracciare un bilancio di questi 12 mesi insieme ad Alda Cappelletti, che da marzo di quest’anno è Direttrice dei Programmi di INTERSOS, ovvero è la donna chiamata a coordinare le nostre operazioni nel mondo.

 

Quello che si sta concludendo è stato un anno di grandi sfide e di grandi sofferenze per le persone afflitte da guerre, violenze e disastri naturali. Che anno è stato per la nostra organizzazione?

INTERSOS è presente in molte delle più gravi crisi umanitarie.  La sfida è continuare a garantire un lavoro di qualità per salvare vite umane a fronte di una costante evoluzione del mondo umanitario e di una diminuzione generale dei fondi per il moltiplicarsi e l’aggravarsi delle crisi in atto.

Come valuti i risultati raggiunti?

Siamo riusciti ad accrescere il numero di persone assistite e, mantenendo  fede ai principi umanitari, a raggiungere aree di difficile accesso a causa dei conflitti in atto. In Yemen, Nigeria, e Camerun, abbiamo esteso le nostre operazioni e il nostro impatto proprio per rispondere ai crescenti bisogni. Siamo riusciti a disegnare il nostro intervento con una piena integrazione dei diversi settori, integrando le attività di protezione dei più vulnerabili con quelle di accesso ai servizi sanitari, nutrizione, fornitura di acqua potabile e servizi igienici. Inoltre, abbiamo avviato l’apertura due nuove missioni, Libia e Niger, che espandono il nostro ruolo a protezione delle persone migranti.

L’anno che si sta concludendo è stato segnato anche dall’intervento della nostra Emergency Unit in Indonesia.

Siamo intervenuti a seguito del terremoto e del successivo tsunami che hanno colputo l’isola di Sulawesi, provando oltre mille vittime. Un disastro naturale troppo poco considerato a livello internazionale.  Il nostro è stato un intervento mirato a raggiungere le aree più remote e a garantire accesso alle cure mediche, garantendo risultati precisi in collaborazione con la Croce Rossa locale.

C`è un risultato di cui ti senti orgogliosa?

Il nostro Dipartimento Programmi ha cambiato faccia, unendo persone che lavorano con INTERSOS da lungo tempo e tanti nuovi innesti che hanno portato linfa, energia, idee, dando vita a un nuovo team.  Uno dei momenti più importanti è stato a Giugno, quando ci siamo incontrati a Roma con tutti i capi missione e le figure di coordinamento dell’organizzazione per discutere le linee guida della nostra azione e dare vita al nuovo piano strategico. Per INTERSOS è fondamentale mantenere sempre un rapporto forte tra la sede centrale e il vero cuore pulsante della nostra organizzazione, che sono le missioni sul campo.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Dal punto di vista umanitario i segnali sono negativi. Il numero di persone sfollate nel mondo ha raggiunto un nuovo record, 70 milioni. Le persone affette da insicurezza alimentare sono aumentate fino a 124 milioni. Possiamo aspettarci una permanenza dei bisogni umanitari nelle crisi così dette “protratte”, mentre alcune crisi che sembravano essersi parzialmente stabilizzate mostrano segni di peggioramento, come i conflitti in corso in Afghanistan, Camerun, Repubblica Centrafricana. Siria, Yemen, Nigeria rimarranno al centro della nostra azione. A questo si aggiungono nuove emergenze come il Venezuela. Insomma, un altro anno di sfide per l’organizzazione in generale e per il Dipartimento Programmi, impegnato su tanti diversi fronti.